

SMARTPHONE E TABLET, QUANDO LA REPERIBILITÀ È UN NEMICO DELLA SALUTE
QUANDO IL BUON SENSO NON BASTA
Riuscire a non cadere nella trappola della connessione continua potrebbe sembrare semplice: dopotutto basta spegnere il cellulare per tornare a non essere reperibili ovunque. In realtà a volte subentra una forma di paura che gli esperti del settore chiedono addirittura di inserire nell’elenco dei comportamenti patologici. Battezzata nomofobia, è descritta sulle pagine della rivista Psychology Research and Behavior come la sensazione di ansia, disagio, nervosismo e angoscia associata al fatto di non avere un cellulare o un computer per comunicare con il mondo. Altre volte è la vita moderna a non permetterci di staccare il cavo di internet. Sapendo che abbiamo a disposizione strumenti per essere raggiunti telefonicamente o controllare la posta elettronica in ogni momento, il lavoro ne approfitta per seguirci in ogni luogo, anche quando ci dovremmo godere il nostro sacrosanto tempo libero.
I DANNI DELLA REPERIBILITÀ
Le conseguenze sembrano inevitabili: con smartphone e tablet si lavora di più anche di sera o durante i fine settimana, interferendo con i ritmi biologici, con quelli sociali e con quelli del sonno. Il tutto finisce col tradursi nell’aumento del rischio di ammalarsi. Uno studio pubblicato sulla rivista Chronobiology International ha tentato di quantificare il fenomeno, giungendo alla conclusione che, indipendentemente dal fatto che il lavoro extra sia un impegno raro o un’abitudine consolidata, dedicare all’attività lavorativa anche quello che dovrebbe essere tempo libero aumenta la probabilità di avere almeno un problema di salute all’anno. Meglio, quindi, annullare la connessione prima che sia troppo tardi, ricordando anche che gli apparecchi elettronici dovrebbero essere spenti almeno mezz’ora prima di coricarsi, pena un riposo non ristoratore che è destinato a ripercuotersi sulla qualità della giornata successiva.