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LOTTA ALL’INQUINAMENTO: UCCIDE IL CUORE

A volte i pericoli per il cuore arrivano dall’esterno dell’organismo. L’esempio più lampante è probabilmente quello dello stress, nemico dichiarato della salute cardiovascolare.
Forse meno noti sono i rischi associati all’inquinamento. Sottovalutarli potrebbe però essere pericoloso.

RELAZIONI PERICOLOSE

Secondo dati raccolti dall’Environmental Protection Agency statunitense le particelle ultrasottili prodotte utilizzando i combustibili fossili influenzano negativamente la frequenza cardiaca.
Analisi più recenti condotte alla London School of Hygiene & Tropical Medicine hanno confermato che particelle di diametro inferiore a 2,5 micrometri, la cui presenza nell’aria è indicata dal cosiddetto PM2.5, sono associate ad alterazioni del ritmo cardiaco, in particolare alla fibrillazione atriale, ma non solo.
Il PM2,5 sembra essere associato anche a un aumento del rischio che coaguli di sangue, capaci di ostruire l’arteria polmonare.
Un altro inquinante atmosferico, il biossido di azoto, è stato associato al rischio di sviluppare problemi cardiovascolari, nonché a quello di andare incontro a una particolare forma di infarto più frequente durante la terza età.

NON SOLO AMBIENTE

Anche se sulla base di ricerche di questo tipo non è possibile stabilire l’esistenza di un’associazione di causa-effetto, appare chiaro come il sistema cardiovascolare non possa ritenersi al sicuro in un’atmosfera inquinata.

La lotta all’inquinamento non è quindi una semplice questione di difesa dell’ambiente. Migliorare la qualità dell’aria è un obiettivo da raggiungere anche per proteggere la salute del cuore.

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